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Milano, 25 ottobre - Operazione clarinetto

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No, non sappiamo suonarlo, ma non possiamo non prendere un "esemplare" di questo strumento. Infondo è lui che racconta la storia, quindi dobbiamo conoscerlo da vicino, fargli domande.

Così domani andremo a comprare un clarinetto.

Probabilmente non verrà mai suonato, se non strimpellato con l'intenzione di sperimentarne il suono, ma di sicuro sarà un compagno di viaggio ed è probabile che diventi, per noi, la mascotte di questo progetto.

Appena arrivato ve lo presenteremo.

Milano, ore 18.00 del martedì 26 ottobre - Trovato !

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Sfrecciamo per le vie di Milano con la nostra moto del ‘78 color carta da zucchero.

Il nostro obiettivo è quello di comprare un clarinetto.

Ci ricordiamo che alla Feltrinelli di Piazza Piemonte molto tempo fa, quando già si stava parlando di fare questa biografia di Henghel, vendevano dei clarinetti da studio. Entriamo anche con l’intenzione di fermarci per dare un’occhiata a libri e cd musicali, ma nel reparto strumenti non c’è traccia di ciò che stiamo cercando.

Ci mettiamo alla ricerca del nostro amico fumettista Toni che lavora nel reparto videogiochi. Niente… Toni non c’è mai quando serve. Chiediamo, ma è ufficiale, quello strumento non c’è... nemmeno Toni.

Abbandoniamo l’idea di fermarci e spulciare tra i reparti, trovare un clarinetto è prioritario.

Usciamo e la poca luce che c’era abbandona la città e diventa ufficialmente una tipica sera autunnale milanese.

Chiamiamo Antonio, un altro amico fumettista che suona la chitarra elettrica e gli chiediamo indicazioni. Ci assicura che al KF di Piazza Napoli l’avremmo trovato e infatti tra pianoforti, chitarre, batterie e sax ecco dietro una vetrina due clarinetti. Ne compriamo uno e ci dirigiamo verso casa di Antonio e Federico per chiedere asilo e un piatto di pasta.

 

Antonio: Allora l’avete trovato ?

Annuendo mi dirigo in camera sua e apro immediatamente la valigetta, comincio a scartare tutti i pezzi mentre mi fa ascoltare alcuni brani del cd che sta preparando con il suo gruppo.

Comincio a montarlo con un po’ di timore. Una volta messi assieme i pezzi, io, Cristian e Antonio ci mettiamo intorno ad osservarlo.

Cristian: “Certo che è proprio uno strumento affascinante”

Antonio: “ Sì, è vero. Dai suonalo”

Soffio dentro al bocchino. “Niente”

Antonio: “Riprova.”

Io: “Macché !”

Cristian: “L’hai montato giusto ?”

E via a cercare informazioni su internet per verificare il montaggio. Lo smontiamo e lo rimontiamo.

Antonio: “ Sì era giusto, solo il bocchino era al contrario.”

Riprovo. Niente. Riprovo soffiando sempre più forte. Niente ancora.

Io: “No ragazzi. C’è un modo particolare per suonarlo. Non basta soffiarci dentro, non è un flauto !”

E di nuovo informazioni. Finalmente una spiegazione dettagliata sulla postura e soprattutto del modo in cui tenere la bocca.

Provo, riprovo e riprovo ancora. Ed eccolo ! Ecco finalmente il suono di un clarinetto.

Ridiamo compiaciuti. Ce l’ho fatta. Ci prova anche Cristian e anche lui si mette a produrre una serie di note scomposte, ma divertenti.

Così la serata procede nel migliore dei modi: attorno a un tavolo e un piatto di pasta in compagnia di Federico e Antonio a parlare di fumetti e fumettisti, di musica e di cose anche banalmente sciocche ma spassose.

Di là il nostro clarinetto se ne sta disteso su un letto ad ascoltare le voci e le risate che provengono da un'altra stanza. Lì se ne sta quel nuovo clarinetto che forse non verrà mai suonato degnamente, ma che in fin dei conti fa già parte di questa storia.

Milano 29 ottobre - In apnea totale

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Da sabato 30 ottobre a lunedì 1 novembre ci siamo trasferiremo nell' Emilia. Tre giorni tra S.Martinoin Rio e Bologna per raccogliere video, foto e documenti sulla vita di Henghel.

Una sola parola: emozionante. E ancora c'è tanta strada da fare.

San Martino in Rio 30 ottobre - Casa di Giancarlo Gualdi, pianista e fratello di Henghel

 

 

Arriviamo a casa di Giancarlo nel pomeriggio e ad attenderci ci sono lui e sua sorella Loredana. Entriamo con borsone e attrezzature per fare l’intervista, Loredana è un po’ intimidita, probabilmente non si aspettava la telecamera. Ci mettiamo in sala dove salta subito all’occhio che il padrone di casa è un musicista: il pianoforte nell’angolo a destra con sopra delle fotografie di famiglia e poi a sovrastare la stanza alcuni strumenti sopra la libreria. In quel momento Giancarlo stava riguardando un concerto fatto a San Martino negli anni ’80 e subito chiede a Cristian se ne aveva memoria. Cristian risponde di aver visto un suo concerto, ma essendo stato piccolo non si ricorda di che anno fosse e se fosse proprio quello. Sistemiamo le poltrone, il riflettore e la telecamera mentre Loredana tira fuori una lettera scritta a mano da Serilio Fulloni, l’amico d’infanzia di Henghel. In quei giorni Loredana aveva chiamato Serilio per chiedergli a proposito della giovinezza passata con Henghel e lui prontamente ha scritto questa lettera di suo pugno dove troviamo fin da subito ottimi spunti per raccontare la parte dell’infanzia e la giovinezza.

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Iniziamo l’intervista, Giancarlo e Loredana siedono uno accanto all’altra e cominciamo dall’inizio, dal papà Roberto nato nel 1900 che faceva il calzolaio, trombonista nella banda del paese e amante della musica, per poi passare a tutti i componenti della famiglia a partire dal primo genito Henghel e poi a seguire Egle, Mirella, Giancarlo e infine Loredana. L’intervista procede bene, solo che a un certo punto Loredana, forse presa dall’ansia della telecamera, si alza e si mette accanto al pianoforte fuori dall’inquadratura. Non insisto, ci provo una volta a convincerla, ma non ne vuole sapere. Non importa. Continua l’intervista a Giancarlo con Loredana che risponde e aggiunge cose da fuori campo. Giancarlo ricorda un bel po’ di aneddoti, dalla poca propensione di Henghel nel guidare la macchina (su questo ci ha raccontato una storia molto divertente ), al modo che aveva di scherzare nei locali assieme a Falco Mattà, del quintetto Odeon, quando si presentavano nei locali e poi ricordi soprattutto legati al periodo in cui suonava assieme al fratello in tournée.

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Finita l’intervista ci spostiamo in cucina per prendere un caffè, ma i racconti su Henghel non finiscono e guardando insieme alcune foto saltano fuori altri nomi e altri aneddoti che bisognerebbe approfondire per poterli raccontare al meglio. Rimettiamo tutto a posto in sala e ci diamo appuntamento telefonico per la sera successiva dopo la nostra intervista a Bologna con Luciana Sasdelli Gualdi, la moglie di Henghel e per organizzarsi per il lunedì all’Archivio di Henghel presso la Rocca di San Martino.

 

Com’era prevedibile io e Cristian passiamo tutta la serata a parlare di Henghel e del fumetto rifugiandoci in una trattoria a mangiare gnocco fritto e tigelle… non si può passare per l’Emilia senza aver mangiato almeno una volta gnocco fritto e tigelle accompagnati da una bottiglia di lambrusco.

Bologna 31 ottobre - Casa di Henghel Gualdi e della moglie, la cantante Luciana Sasdelli

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Usciti dall’autostrada A1 per entrare a Bologna ci sentiamo un po’ agitati; entreremo nella casa di Henghel, non ci avevamo pensato prima o forse non l’avevamo ancora realizzato. Henghel e Luciana hanno quella casa dal 1958, una vita. Arrivati sotto casa, usciamo dalla macchina ma aspettiamo cinque minuti poi un bel sospiro e citofoniamo. Luciana ci lascia la porta socchiusa e con voce squillante ci invita ad entrare, varchiamo la soglia ed eccoci lì nel salotto di Henghel e Luciana. Ci guardiamo un po’ in giro e anche, lo ammetto, un po’ imbambolati fino a quando Luciana arriva tendendoci la mano con fare solare. Ci presentiamo e lei ci sommerge di domande mentre va verso la cucina: “Tutto bene il viaggio ? Avete avuto difficoltà a trovare la via ?”. Ci sediamo intorno al tavolo e rispondiamo a tutte le sue domande, poi le spieghiamo cosa stiamo facendo e lei subito: “Eh ma io mica mi ricordo tutto !” “Non importa”, rispondo io “sono convinta che ci saranno tante cose che si ricorderà e che ci serviranno per raccontare questa storia” sicura che qualche ora dopo avremmo avuto ciò che stavamo cercando… e così è stato.

Dico a Cristian di tirare fuori la telecamera, Luciana sgrana gli occhi e ci chiede di non riprenderla. Ci provo e insisto, ma non se la sente. Allora tiro fuori il libretto degli appunti e cominciamo l’intervista senza telecamera. Le chiedo di raccontarmi come ha conosciuto Henghel ed ecco il fiume di ricordi a partire dalla sua infanzia e dalla sua voglia di fuggire da Medicina, un piccolo paese del Bolognese, fino all’incontro con Henghel che l’ha voluta come cantante nella sua orchestra nel ’51 a soli 16 anni dopo averla sentita ad un provino. Arriviamo al matrimonio nel ’55 e poi tanti ricordi che ci aiuteranno a raccontare Henghel anche come uomo: l’aneddoto delle parole crociate che metteremo sicuramente, la passione per la buona tavola, di nuovo la sua poca dimistichezza nella guida come ci aveva già raccontato Giancarlo e la sua fobia per l’aereo. Tra fotografie e ricordi arriva sera e le chiediamo se vuole cenare con noi da qualche parte, lei ribatte offrendoci una cena improvvisata a casa sua. Come dire di no è bello stare in sua compagnia, sentirla parlare e fare battute; sono bastati pochi minuti per passare dal Lei al tu. Dopo cena arriva il tempo di lasciare quella casa. Sostiamo in salotto per un po’, quel salotto in cui sentiamo la presenza di Henghel dopo i racconti di Luciana: Guardiamo il suo stereo con tutte le etichettine fatte di suo pugno sopra i tasti, guardiamo le foto, la tavola dove Henghel, Luciana e gli amici hanno cenato tante volte, quella casa dove Henghel componeva e scartavetrava le ance. Usciamo ubriachi di idee e di immagini, ma nella testa mi risuona una cosa nella mente: “Luciana, ascolti ogni tanto la musica di Henghel ?” “Non ce la faccio… ancora non ci riesco”.

Grazie Luciana della cena, grazie dei tuoi racconti e della tua allegria.

San Martino in Rio 1 novembre - Archivio Henghel Gualdi

Cristian Neri - Giancarlo Gualdi -

Luca Salvioli (resp. Archivio Henghel Gualdi)

Particolare di due dei clarinetti di Henghel,

uno è quello "truccato"

Nella scatola ci sono ancora molte

ance modificate da Henghel

Bologna 6 dicembre - Intervista a Leonaro "Nardo" Giardina

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"Ma quante porte ha Bologna ?!" chiedo a Cristian guardando la cartina per riuscire a trovare la strada e arrivare in centro città dove, in un bar, ci aspetta Leonardo Giardina. Ed è proprio "Nardo" a cominciare il racconto della Dr. Dixie Jazz Band parlando delle dieci porte di Bologna che la rendono, anche per questo motivo, città unica in tutta italia.

In un minuto netto le sue parole ci scaraventano nella macchina del tempo per tornare agli anni cinquanta e mi pare di vedere tutti quei giovani di allora aggregarsi nelle cantine e negli appartamenti per suonare e ascoltare musica. Mi sembra di sentire quell'entusiasmo e quella voglia di spazzare via con la musica i ricordi della guerra, con il desiderio di credere che, dopo, sarebbe stata una scala che poteva solo salire.

Così mentre Leonardo procede con i suoi racconti sovrappongo la storia: da una parte Bologna e la Dr. Dixie, che sarebbe nata nel '52, e dall'altra Henghel e la sua orchestra che due anni dopo avrebbe vinto la Bacchetta d' Oro Pezziol, così via fino a quando le loro strade si sarebbero incrociate.

Potrei scrivere ore dei racconti di Nardo, a cominciare dalla scritta "Dr Dixie" che sta sul citofono della "Cantina" dove ancora oggi si riunisce con il gruppo e con ospiti musicali per esibirsi in sessioni jazz dove il tempo non sembra mai essere passato; ma la cosa che mi ha colpita di più è quella brillantezza nei suoi occhi, quella sicurezza e consapevolezza di chi continua a seguire un'esigenza profonda dove il jazz è protagonista ed espressione della persona.

La parlata veloce, il gesticolare elegante lo rende ai miei occhi musicista jazz anche nella vita di tutti i giorni e quando il suo raccontare incontra il nome Henghel Gualdi percepisco l'emozione e il rispetto.

La fredda mattina di Bologna, tra mani ghiacciate e naso gelato si trasforma grazie a Nardo in una giornata piena di nuovi racconti e di visioni che scaldano l'anima. Prima di salutarci ci invita alla "Cantina" per l'ultima session del 2010: non poteva andarci meglio!

 

 

"Sei all'altezza di Henghel Gualdi ? ... allora puoi suonare con la Dr Dixie !"

 

Nardo Giardina

Bologna 8 dicembre - Intervista a Leone Magiera - "Quei giorni in America con Pavarotti"

 

 

Non è stato facile per noi affrontare questa intervista, non lo nascondo.

Non solo perché sapevamo ci saremmo trovati dinnanzi a un personaggio e un' Artista dall' esperienza e dalla carriera così formidabile, ma anche perché l'intervista avrebbe dovuto approfondire quegli aspetti caratteriali di Henghel durante la tournée con Pavarotti nell'89 di cui Magiera è stato direttore d'orchestra.

Leone ci accoglie a casa sua con gentilezza e ci lascia montare cavalletto e cavi per la telecamera. Durante il montaggio mi sentivo impacciata e nella testa mi risuonavano le frasi: "Adesso rompo qualcosa , adesso combino qualche guaio". Ma tutto procede bene e Leone inizia il suo racconto.

 

"Quando ci siamo conosciuti... io avevo forse 17, 18 anni. Io ho suonato da ballo per un paio di anni nelle balere per mantenere i miei studi classici ... Lui era un asso, un fuori classe e quindi lo accostavo con una certa timidezza. Però lui era affabile e avevamo fatto amicizia..."

 

Questo è stato solo l'inizio di un lungo racconto e di una serie di aneddoti preziosi che ci aiuteranno ad approfondire la figura di Henghel non solo nel periodo in cui ha suonato nella tournée di Pavarotti dell' 89 negli Stati Uniti, ma anche certi aspetti della persona e certe particolarità nel carattere. Inoltre vorrei riportare un' altra frase tratta da questa intervista sulla capacità musicale di Henghel e del suo clarinetto:

 

"Aveva una teatralità nel suonare, teneva il clarinetto molto alto e faceva questi suoni così acuti che forse nessuno mai ha preso come lui..."

 

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Leone Magiera

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Direttore d'orchestra, pianista, scopritore di nuovi talenti del canto, Leone Magiera ha accompagnato la carriera musicale di star come Mirella Freni, Ruggero Raimondi, Luciano Pavarotti, Carmela Remigio e, recentissimamente Piero Mazzocchetti.

 

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Dal libro "Poteva andare meglio" di Henghel Gualdi:

 

"Il Maestro Magiera mi guardò e capì che era il momento... proprio da solo avrei dovuto iniziare con il glissato della Rapsodia in blu di Gershwin. Iniziai e piano piano mi sciolsi e proseguii con sempre maggiore sicurezza. Alla fine del pezzo, un gran boato ! Tutto il concerto fu davvero un grande successo."

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